La Calabria è sempre stata meta di turisti che cercavano il mare cristallino delle coste o le piste da sci della Sila, io invece ci sono venuta per trovare un tesoro. Vabbé, io ci sono venuta per trovare delle informazioni, fare delle ricerche, vedere e respirare le atmosfere dove si ambienterà il mio prossimo romanzo ma se nel frattempo scopro il più grande tesoro mai ritrovato dell'umanità non è che mi fa schifo.
La leggenda narra che dopo il sacco di Roma avvenuto nel 410 d. C. Alarico, re dei Visigoti, decise di scendere verso la Calabria per allestire una flotta navale e continuare i saccheggi nelle province africane che costituivano il granaio dell'Impero d'Occidente. Il progetto fallì, forse a causa di una tempesta che distrusse le imbarcazioni, e Alarico decise di puntare verso nord così si trovò a passare dalle parti di Cosenza, dove fu colto da delle febbri (forse causate dalla malaria) e infine morì quindi venne sepolto. Col tesoro. Con TUTTO il tesoro. 25 tonnellate d'oro, 150 d'argento e... l'Arca dell'Alleanza!
Studiando la storia dei questo tesoro credo che gli ideatori di "Indiana Jones e l'ultima crociata" si siano ispirati tantissimo alla leggenda. Ci sono i templari che pare abbiano scoperto il tesoro e lo stiano proteggendo. Ci sono i nazisti che lo hanno cercato in varie spedizioni. Ci sono delle grotte (l'entrata della tomba) che si trovano alla confluenza di due fiumi. Ci sono i tentativi di depistaggio lasciati nelle opere degli storici dell'epoca.
Ma ora vi racconto tutto.
Eravamo rimasti a Alarico che aveva tirato le cuoia a causa della malaria. Il suo seguito si pose il problema di dove seppellirlo e soprattutto dove poter nascondere tutto il suo corredo funebre, che ricordiamo doveva essere degno di un re. E non un re qualsiasi, ma il re condottiero che era riuscito nell'epica impresa di prendere e saccheggiare Roma. Quindi ci dovevano essere, oltre al suo cavallo, e al normale set di armi, abiti, gioielli (che già di per sé sono una fortuna), anche i suoi trofei più grandi, che nel suo caso erano anche i trofei che Roma aveva preso ai vinti, durante la sua espansione. Il tesoro dei tesori. La madre di tutti i tesori.
Fatto non secondario, la tomba non doveva essere profanata.
Si pensò quindi di deviare il fiume, scavare nella roccia del letto, seppellire re, cavallo e tesoro e uccidere tutti coloro che avevano partecipato al lavoro di tumulazione. Semplice, veloce e pulito.
Talmente pulito che ancora oggi non lo abbiamo trovato.
Olimpiodoro di Tebe narra nelle sue cronache, che tra i vari doni di nozze di Galla Placidia da parte del suo sposo Ataulfo (nominato successore di Alarico nel 411 d.C.) ci fossero i tesori presi a Roma. Ma vi pare che se fosse stato in possesso dei tesori trafugati a sua volta dal generale romano Tito nel 70 d. C. dal tempio di Salomone, non li avrebbe regalati a Galla Placidia, fervente cristiana e pedina strategica per l'unione tra popoli barbarici e romani? Non le avrebbe donato l'Arca dell'Alleanza?
E quindi se non gliel'ha regalata, dove l'ha messa?
Io immagino che non gliel'abbia regalata perché non ce l'aveva, l'Arca, il caro Ataulfo. E non ce l'aveva perché era stata sepolta con Alarico. Quindi quello di cui parla Olimpiodoro è solo una parte del tesoro frutto del sacco di Roma.
E la parte dei templari?
Alcuni antichi documenti riportano la notizia che gli Eremitani di Sant’ Agostino, insediati nell' abbazia della Matina di San Marco Argentano nella valle del Crati, e capeggiati dall'abate Ursus (poi confluiti ad Orval e fondatori dell’Ordine di Sion) avevano «trovato qualcosa di interessante che riguardava la “X Legio Fretensis” e il Tempio di Salomone».
D'altra parte, il “Beauceant”, il famoso gonfalone dei Templari, foneticamente è “Bosènt”, Busento.
Inoltre, Benedetto XVI ha accolto per primo in Vaticano (davanti a prelati o capi di Stato) dopo l’elezione al soglio di Pietro, il Gran Maestro dell’Ordine degli Ospitalieri di Malta, ossia il capo di chi ha ereditato i resti, da 7 secoli a questa parte, del defunto Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, cioè... i templari!
Ho parlato dei nazisti... Diamine, ci sono anche loro!
Nel 1937 Heinrich Himmler, gerarca nazista, comandante della polizia e delle forze di sicurezza del Terzo Reich, inizia la sua caccia al tesoro nell'operazione Alarico, con gli uomini della Ahnenerbe, cacciatori nazisti delle radici ariane. Utilizzare Alarico e il suo tesoro come simbolo di propaganda per il rinato impero tedesco era l'intento di Hitler.
Il mito di Alarico nell’ideologia nazista era di grande rilievo, infatti Goebbels elencava il tesoro del re come simbolo irrinunciabile del Reich.
Himmler arrivò in Calabria con un’archeologa francese, Amélie Crevolin, provarono a dragare il fiume fino a otto metri di profondità ma non trovarono nulla.
Proseguendo con le mie indagini ho trovato la storia dei fratelli Francesco e Natale Bosco, appassionati di archeologia, che nelle loro ricerche sono arrivati alla scoperta di una croce lapidea delle misure di 20 metri per 12, recante l'iscrizione "rigardi" (che significa "guardare verso un luogo con devozione e rispetto"). I fratelli Bosco hanno scoperto che non è la confluenza tra il fiume Caronte e Crati il posto da cercare, ma la confluenza tra Caronte e Canalicchio (andando verso Merenzata). In quella zona si trova un antico viadotto romano (guarda caso!) che collegava Cosenza con Amantea. Occorre risalire il fiume per un chilometro e mezzo a partire dal ponte di Carolei per trovare le due grotte poste di fronte alla croce lapidea. Queste due grotte presentano un altare rupestre in una, mentre nell'altra c'è ancora la sabbia scavata dal letto del fiume.
Ora voi direte, ma perché non hanno iniziato gli scavi se hanno trovato la X dove cercare il tesoro?
Perché la burocrazia li ha rallentati, perché lo Stato non li finanzia dato che ha stabilito che non ci sono prove sufficienti che indicano l'esistenza della tomba, perché non trovano uno sponsor privato che paghi.
In questi giorni dovrò incontrarmi con un archeologo del posto che mi parlerà della leggenda, ma io spero di poter andare sul luogo e visitare personalmente l'area.
Cercherò anche di contattare uno dei due fratelli Bosco e farmi raccontare la loro storia.