martedì 6 agosto 2019

La storia di quella volta che pensammo fosse piovuto lo Stacchini dal tetto


Quel pomeriggio avevo un mal di testa che mi portava via, ma volevo ottimizzare il tempo per aver il week end più libero possibile, così andai a far la spesa (con tutti e tre i bimbi).
Quando rientrai, non riuscii nemmeno a mettere a terra le buste che mi bussò il vicino alla porta sul retro.
«Ci sono quelli dell'autospurgo (già... l'aveva detto l'amministratrice condominiale che sarebbero venuti oggi) che non riescono ad aprire il "tombino".» (tale pozzetto fu ritrovato un mese prima quando abbiamo iniziato a ristrutturare il giardino e non era mai stato aperto da 20 anni... mio suocero, che abitava qui prima di noi, sosteneva che non c'era... invece ci aveva fatto passare il sentiero di mattonelle sopra)
Insomma, questi smadonnavano e cristonavano perché sembrava saldato. Andai a prendere una mazzetta per aiutarli e nel frattempo mi suonarono alla porta.
Damiano mi venne a cercare e annunciò che la figlia della vicina mi voleva, così mollai gli autospurgatori e andai a vedere.

Vi giuro che è tutto vero, quello che sto per raccontarvi mi fa ancora ridere.

Mi affacciai e Irene (la figlia universitaria della vicina) mi farfugliò qualcosa tipo: «Mi è cascato lo Stacchini su Teo dal tetto!»
Io, che anche se stavo qui da 5 anni ancora non conoscevo tutto il vicinato, non capivo. E poi lei parlava velocissima, correva avanti e indietro, così mi sporsi al di là del mio muretto e vidi due gambe di uomo, immobili. Allora realizzai. Rientrai. Dissi ai bimbi di piazzare Giordano, il mio figlio più piccolo che aveva un anno, su youtube (che so che così non rompe) e di stare buoni che era un'emergenza. Raggiunsi la vicina.
L'uomo era supino ma non riusciva a parlare, aveva vomitato.
Irene correva avanti indietro e mi disse:
«Ero in salotto a studiare con le bimbe (Iride, la mia vecchia baby sitter, e un'altra) quando abbiamo sentito una botta e Teo (il suo cane) piangere, ma non ci siamo affacciate subito. Dopo un po' che Teo guaiva ci siamo affacciate e ho visto un uomo... ma io ho pensato: è un ladro che voleva entrare dal bagno di sopra e è caduto dal tetto su Teo... così non sapevo che fare.. se chiamare la polizia... poi ho visto che era lo Stacchini...»
Lo Stacchini è un vecchietto che abitava 3 case più giù della mia, operato all'anca da sei mesi all'epoca...

Iride rideva in maniera irrefrenabile, Irene correva per tutto il giardino, l'altra ragazza aveva il cellulare in mano e chiedeva: «che faccio? chiamo il 118?» e io «Certo, fai presto!» e lei «Ma non so cosa dire!» Così mi passò il cell.
Mentre aspettavo che rispondessero guardavo in aria e mi chiedevo "come cazzo ha fatto a cadere dal tetto?". Parlai con la signora del 118 e orribilmente mi accorsi che mi veniva da ridere quando provavo a spiegare che credevamo fosse caduto dal tetto.
Ci mandarono TRE ambulanze.

Damiano, il mio figlio maggiore, mi venne a dire che quelli dell'autospurgo mi volevano, così tornai da loro e gli dissi di spaccare tutto ma aprire quel cazzo di tombino, ma loro volevano l'autorizzazione di mio marito (???). Allora chiamai Alessio e gli dissi di tornare subito a casa e aggiunsi di non spaventarsi se arrivando vedeva l'ambulanza fuori da casa nostra.

Tornai dalle ragazze.
Irene era andata a cercare la moglie dello Stacchini che però non era in casa.
Iride continuava a ridere.
Il cane continuava a piangere perché si era fatto male quando lo Stacchini gli era piombato addosso.
L'altra ragazza guardava in cielo (forse si aspettava che iniziassero a piovere vecchi?).
Iniziai a notare che c'erano dei vasi rotti vicino alla porta di casa.
Provai a parlare con lo Stacchini... ma disse solo che la moglie era uscita a comprare qualcosa ma tornava subito. Vidi che aveva le chiavi in mano...
Arrivò l'ambulanza, la prima, ma tirò dritta. Mandai Irene a chiamarla. Lo Stacchini vomitò e disse che aveva mal di pancia. Aggiunse che c'erano dei bei vasi... Allora pensai: "questo voleva andare a casa sua ma ha sbagliato cancello (sono tutti uguali) ed è inciampato perché ci sono dei vasi lungo il vialetto (che a casa sua non ha)."
Arrivarono i dottori, presero i parametri, provarono a spostarlo, si muoveva, muoveva le gambe. 

Tornai da quelli dell'autospurgo, gli dissi di fare tutta la filata di villette e lasciare la mia per ultima, sperando di prendere tempo.
Caricarono Verano sulla barella e nel frattempo arrivò la moglie (che era a guardare quelli dell'autospurgo nel retro di casa mia e io manco sapevo che era la moglie dello Stacchini) e disse «Ci risiamo!»
Io e Irene ci guardammo con occhi grandi come uova al tegamino.
Lo caricarono sull'ambulanza ma non partirono.

Mentii a quelli dell'autospurgo dicendo che mio marito aveva chiamato e aveva detto che va bene, che potevano forzare il tappo.

Tornai sul davanti.
Noi ormai ridevamo come cretine e non riuscivamo a smettere tant'è che dissi:
«Oh ragazze questi non partono, non è che lo Stacchini sta morendo e noi qui ridiamo come sceme?»
La moglie dello Stacchini, poi scoprii, aveva detto «Avviso mio figlio» e quelli del 118 avevano pensato che volesse aspettarlo, fino a quando lei ha poi spiegato che abita in Spagna.

Tornai in casa, i bimbi avevano messo a posto la spesa ma erano preoccupatissimi, quindi li rassicurai.

A quel punto, mi ricordai di quelli in giardino, andai fuori e quelli mi dissero:
"Signora, abbiamo spaccato, non è quello che cercavamo ma va tutto bene, non c'è nemmeno bisogno di aspirare!"

Una prece per il tombino e per me.

Ah, lo Stacchini, a oggi, sta meglio di me: macina km a piedi ogni giorno e la sera si mangia il gelato in piazza con la moglie.

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