giovedì 9 gennaio 2020

Se avessi un euro per tutte le volte che mi sono persa...

"Mi sono sottoposta alla gastroscopia il 20 novembre... dopotutto è trascorso un mese e mezzo... questa volta ce la posso fare!" Scendo dalla mia macchina, attraverso il parcheggio e mi ritrovo all'entrata dell'ospedale. Mi fermo ancora all'esterno. Fisso la facciata. Eppure quei corridoi sono tutti uguali. Sì, lo so che ci hanno messo quelle strisce colorate a seconda del reparto che cerchi, fa molto Mago di Oz: invece che "Segui la strada dorata", il quadro all'ingresso ti suggerisce: per ginecologia segui il nastro rosso, pediatria giallo, ortopedia blu, ambulatori vari verde, oculista verde chiaro (che già se hai bisogno dell'oculista forse ti è difficile distinguere il verde dal verde chiaro, ma vabbè).

Ripensandoci, dato che è mezzogiorno, potrei fare uno spuntino prima del colloquio con lo specialista. Mi hanno detto a mezzo giorno e mezzo ma si sa come va in questi posti: si sa quando si entra ma non si sa quando si esce. Faccio dietro front e mi dirigo nel panificio sulla strada.

Ok. Sono passati dieci minuti. Fisso nuovamente la facciata dell'ospedale. Stacco un morso senza dignità alla schiacciata appena comprata. E lo so che dovrei essere a dieta, ma è una situazione d'emergenza!
Ok, sono pronta. Varco la porta scorrevole con passo deciso. Subito vedo un gruppetto di anziani che fissa il cartellone con i colori dei reparti. "Eh eh, principianti! Si vede subito che voi brancolate nel buio. Mica come me che mi ricordo benissimo la strada!" No, no, io non ne ho bisogno. Io SO dove devo andare.

Dunque sicuramente è al piano terra perché mi ricordo che ero digiuna, avevo fame e passando davanti al bar ho sospirato rumorosamente (tanto che un signore con la bombola d'ossigeno che mi passava accanto mi ha guardata con malevolenza. Invidioso!). Sorpasso il bar e proseguo sulla destra... corridoi. Corridoi a non finire. Uhm... forse era a sinistra.
Torno indietro e prendo l'altra "strada". Due infermiere mi osservano incuriosite. Potrei chiedere... No! Lo so che mi guarderebbero con aria stufata e mi darebbero indicazioni sbagliate apposta!

Arrivo al reparto "donatori sangue". No. Non è qui. Intanto ho finito la schiacciata, butto la cartaccia in un cestino e entro in un bagno con taaanta non chalance.
Tiro fuori la risposta della gastroscopia e controllo. Gastroenterologia. Ma infatti! Mi pareva! Il reparto è quello giusto. E' la strada che non si trova.
Ma aspetta... forse era al secondo piano! Ma ceeerto!!! Strizzo l'occhio allo specchio. Oddio! Che fine ha fatto il rossetto? Sembro Joker! Meno male che ne ho un alto dietro così mi ritocco subito. Come mi sento famme fatale! Esco con sicumera dal bagno e torno nell'atrio.

Davanti al cartellone, i vecchietti di prima non ci sono più. O si sono persi anche loro o magari hanno già fatto e sono già a pranzo. "Ma io non ho bisogno del cartellone! Io la SO la strada! L'ho fatta nemmeno due mesi fa!"
E salgo al secondo piano. Prima rifinisco in chirurgia d'urgenza e voglio sottolineare come il Lotti di Pontedera sia diversissimo dal Seattle Grace Hospital: nessun chirurgo con la mascella squadrata e la chioma fluente. E poi... vabbè, ve lo dico... sono finita nella cappella accanto alle sale operatorie. Signore, pietà! Non l'Altissimo, voi. Pietà, non indaghiamo oltre.

Sconfitta torno al pian terra, strusciando i piedi sul pavimento e a testa china vado davanti al cartellone. Alzo la testa e guardo la legenda come Maria Antonietta guardò il boia.
"Gastroenterologia. Primo piano, destra e poi sinistra. Ma io ci sono andata già!" Intestardita e convinta nel dimostrare al cartellone che io avevo già percorso i corridoi che mi indicava lui ma invano, procedo a passo di marcia tra i padiglioni. Nemmeno fossi il primario.

Oh, non ci crederete. Aveva ragione il cartellone. Maledetto. Gastroenterologia. Eccola lì.

Ma ora ho capito! Non c'è altra spiegazione: ai corridoi del Lotti, come alle scale di Hogwarts, piace cambiare!

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